Chissà perché.
Normalmente nella visita agli States si parte da New York:
La grande Mela.
fascinosa metropoli che ormai ogni sera vediamo in tv.
Forse proprio perchè arrivando, avrai subito l’impressione di aver già visto, di esserci già stato.
Al controllo dei documenti ti troverai faccia a faccia con un anonimo personaggio che ti scruterà dall’alto in basso in modo anche sospettoso:
Sembrerà una di quelle comparse che hai visto in tanti film interpretare l’impiegato in polizia.
Familiare ti risulterà anche quel sergente, nero ed imponente, che ti attenderà alla fine del corridoio e a cui consegnerai l'apposito moduletto dell’immigrazione.
Non si dispenserà dal fare una battutina così che ti sembrerà davvero di essere dentro ad un film.
Oltrepassata la porta, ti troverai nella hall dell’aeroporto, dove vedrai tante persone che aspettano dietro alla balaustra:
Tanti ti guarderanno, molti agiteranno un cartello con su scritto il nome della persona che aspettano.
E’ una scena comune a tutti gli aeroporti americani, io ormai lo chiamo “l’attimo della celebrità”, in quei 20 metri quasi ci si sente a disagio, hai tutti gli occhi puntati addosso.
E un po’ capisci cosa si può provare attraversando il celeberrimo “tappeto rosso” …
La prima impressione comunque, appena esci dal terminal è di trovarsi in un altro mondo, dove tutto è all'eccesso; io mi ritrovai subito su di un pulmino voluminoso e scassato lanciato a velocità folle dall’autista in mezzo al traffico intenso:
auto a pochi centimetri, che a volte sembravano millimetri, brusche frenate, imprecazioni, colpi di clacson, sembrava una folle corsa contro il tempo attraverso strade a 5 corsie;
era il trasferimento dal JFK airport a Manhattan.
Iniziò così la mia scoperta degli states ….
Normalmente nella visita agli States si parte da New York:
La grande Mela.
fascinosa metropoli che ormai ogni sera vediamo in tv.
Forse proprio perchè arrivando, avrai subito l’impressione di aver già visto, di esserci già stato.
Al controllo dei documenti ti troverai faccia a faccia con un anonimo personaggio che ti scruterà dall’alto in basso in modo anche sospettoso:
Sembrerà una di quelle comparse che hai visto in tanti film interpretare l’impiegato in polizia.
Familiare ti risulterà anche quel sergente, nero ed imponente, che ti attenderà alla fine del corridoio e a cui consegnerai l'apposito moduletto dell’immigrazione.
Non si dispenserà dal fare una battutina così che ti sembrerà davvero di essere dentro ad un film.
Oltrepassata la porta, ti troverai nella hall dell’aeroporto, dove vedrai tante persone che aspettano dietro alla balaustra:
Tanti ti guarderanno, molti agiteranno un cartello con su scritto il nome della persona che aspettano.
E’ una scena comune a tutti gli aeroporti americani, io ormai lo chiamo “l’attimo della celebrità”, in quei 20 metri quasi ci si sente a disagio, hai tutti gli occhi puntati addosso.
E un po’ capisci cosa si può provare attraversando il celeberrimo “tappeto rosso” …
La prima impressione comunque, appena esci dal terminal è di trovarsi in un altro mondo, dove tutto è all'eccesso; io mi ritrovai subito su di un pulmino voluminoso e scassato lanciato a velocità folle dall’autista in mezzo al traffico intenso:
auto a pochi centimetri, che a volte sembravano millimetri, brusche frenate, imprecazioni, colpi di clacson, sembrava una folle corsa contro il tempo attraverso strade a 5 corsie;
era il trasferimento dal JFK airport a Manhattan.
Iniziò così la mia scoperta degli states ….
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