12 anni di viaggi negli States

sabato 29 maggio 2010

Marcos island, Captiva island, Sanibel



Passate le Everglades, si arriva sulla costa ovest della florida dove si incontrano località balneari quali Naples, Marcos Island, Captiva island e Sanibel.
Da ognuna di queste località è possibile partecipare a tour organizzati per vedere i delfini al largo della costa, con il rimborso del biglietto nel caso non venissero avvistati.
Rischio bassissimo:
Data la frequenza e la facilità con cui si avvistano, credo non sia ancora successo…
Marcos e Captiva sono in realtà delle penisole collegate tramite i soliti ponti, lungo i percorsi si incontrano piccole baie dove si possono noleggiare delle canoe e immergersi in una quiete irreale circondati da tantissimi pellicani intenti a cacciare qualche pesce.
Bellissima la tattica d’attacco, una picchiata improvvisa e velocissima sullo specchio d’acqua, devo dire che non sbagliano 1 colpo …
A Sanibel invece è possibile, specie al mattino, raccogliere le tante conchiglie che le onde depositano sulla riva; qui a differenza della costa orientale, pur essendo le acque ugualmente limpide e invitanti, nessuno fa il bagno …
in zona vi sono infatti numerosi squali.

Key West, Everglades



Lasciando Miami e proseguendo verso Sud, dopo circa 4 ore si raggiunge Key West. Le isole Keys, sono l’ideale estensione, degli Stati Uniti verso Cuba: Marathon, Key Largo, Key West le principali cittadine, sono collegate alla terraferma tramite una serie di ponti lunga oltre 200 miglia, e appunto Key West, la punta estrema, dista sole 90 miglia in linea d’aria da Cuba. La cittadina è accogliente, sempre zeppa di turisti provenienti da tutto il mondo, per visitarla il modo migliore è fare un giro sul caratteristico trenino che ne percorre i punti più interessanti; oltre al mercatino di Mallory square, da vedere la casa di Hernest Heminguey che qui si ritirava volentieri; alla sera è possibile ammirare bellissimi tramonti e poi passeggiare per le 2 vie principali che portano al mare lungo le quali si incontrano tantissimi negozi e locali. Lasciate le Keys risalendo la strada a ritroso, giunti alle porte di Miami, svoltando verso ovest si taglia il parco delle Everglades, un territorio paludoso protetto dove si possono ammirare tante specie animali tra i quali soprattutto i coccodrilli.
Necessario è fare uno dei tanti tour proposti, noi l’abbiamo fatto con una barchetta tranquilla, ma era possibile andare pure con quelle specie di hovercraft velocissimi e rumorosissimi (servono le cuffie) che viaggiano a pelo d’acqua. Oltre a pellicani sul nido, orsetti lavatori, visto pure un cucciolo di coccodrillo poco più grande di una lucertola che era possibile accarezzare. I “genitori” stavano al sole e in apparenza erano semi addormentati.

Mai fidarsi troppo però ...

Art Deco, Key Biscayne



Proseguendo, un occhiata meritano pure l’Art decò, il quartiere dove sorgono palazzi e condomini multicolore molto caratteristici, ed il quartiere cubano dove si dice risiedano persone ricche originarie di Cuba; al di là di tutto comunque i Cubani a Miami, sono veramente tantissimi. Viaggiando dal Financial district verso le spiagge, si incontrano spesso le navi da Crociera pronte a salpare per i Caraibi. Attaccata a Miami, Key Biscayne, famosa anche x il torneo di tennis a cui da il nome che è un isoletta collegata alla terraferma tramite una serie di ponti dove sorgono esclusivi condomini. In strada il Seaquarium, il grande acquario della città e un parco, Cape Florida, dove vedere tante specie animali protette, o semplicemente il luogo ideale per fare un pic nic. Durante la visita, nelle restrooms, ho incontrato un orsetto lavatore che in cerca di cibo era intento ad ispezionare l’interno di un bidone; la gente diffidava e girava al largo da lui, si dice che nonostante l’aspetto simpatico siano aggressivi.
Non mi sono avvicinato più di tanto se non per una foto.

Miami



Miami è solitamente nella visita alla florida, il punto di partenza.
La prima cosa che mi ha colpito arrivando a Miami è stata l’efficienza dell’aeroporto dove, praticamente arrivano prima i bagagli alla consegna, del proprietario che li ritira:
La prima volta si pensa magari al caso fortuito ma, ritornando si scopre che è invece una costante.
La città è divisa in due parti, c’è la parte sul mare (Miami beach) e c’è il Financial district, molto moderno con il classico e consueto “grappolo” di grattacieli; una monorotaia rialzata funge da metropolitana, i vagoni singoli percorrono tutto il “district” arrivando fino all’aeroporto. Le guide sconsigliano di avventurarsi da soli alla sera sui vagoni poiché, essendo tutto automatizzato e senza conducente è possibile fare brutti incontri; io avevo la macchina, ma effettivamente quando gli uffici sono chiusi non c’è da fidarsi tanto visto lo scarso affollamento del posto…

Ci sono vari punti interessanti in Miami che meritano una visita, Coconut groove ad esempio è uno dei luoghi dove si concentra la vita notturna con i suoi tantissimi locali e ristoranti, l’altro è ovviamente Miami beach, con il suo celeberrimo lungomare affollato notte e giorno dove sorgono lussuosissimi edifici tra i quali, la ex villa di Versace (oggi manco a dirlo, trasformata in hotel prestigioso); anche qui tanti locali, per lo più bar e ristoranti, gli hotel sono in gran parte concentrati nella continuazione più a nord, ovvero su Collins avenue. A Sud di Coconut Groove invece c’è Coral gable, la “Beverly Hills” di Miami, con le sue ville da sogno e le auto rigorosamente europee (Mercedes, Bmw, Audi, Volvo, Jaguar….) parcheggiate davanti ad ognuna di queste; pare incredibile che un così considerevole numero di persone abbia queste possibilità, anche se gli individui in povertà, chiaramente sono molti di più.
Non è raro viaggiando in America incontrare veri e propri agglomerati di roulotte e baracche, anche Miami non sfugge a questa regola, qui le due facce quasi si sfiorano: Da un lato Coconut groove e a poche centinaia di metri un quartiere che così ad occhio sembra abbastanza povero.

1999 Florida


La florida è con la California, un paradiso degli States nel senso, che per molti americani è un classico, ritirarsi in questi due stati a godersi la pensione;
dopo averli visitati, non si può che essere d’accordo con loro…

Joshua Tree


Vi sono altri siti interessanti della California non toccati da questo specifico viaggio ma raggiunti di passaggio in altri successivi.
Come la città di
Sacramento, la capitale dello stato che conserva ancora una parte della “town” vecchia, la Old Sacramento appunto, dove sembra quasi di essere nel west, se non fosse, ed è un vero peccato, per la libera circolazione nelle strade delle auto.
Per il resto, sembra una città a misura d’uomo tipo San Francisco molto tranquilla e verde. Per quanto riguarda i parchi californiani finora ne ho visitati 2:
il
Joshua Three e Yosemite
Il Joshua Three è a Sud di L.A. , sembra un deserto con gli alberi, questi ultimi molto caratteristici; avete presente la copertina dell’omonimo album degli U2 del 1987 ?
Questo parco si estende per molte miglia e sorgendo in una zona isolata e poco abitata è delimitato da basi militari.
Yosemite invece è il classico parco americano dove si possono vedere sequoie gigantesche, altissime e millenarie, il cui diametro del fusto è di dimensioni incredibili. Mi ha incuriosito una sequoia (forse malata) che è stata sventrata creando al suo interno un tunnel dove passano le auto !
Parte del parco è stato dilaniato dagli incendi e percorrendo le strade si vedono centinaia di piante annerite a testimonianza appunto di quei terribili incendi estivi di cui si sente parlare di tanto in tanto alla tv …..

Una delle cose che più mi ha colpito della California è stata la gentilezza e la disponibilità delle persone, soprattutto a San Francisco dove, un autobus regolarmente in servizio si è fermato, seppur non fossimo ad una fermata chiedendoci se ci occorreva aiuto:
…Stavamo consultando una cartina !

Shaq !

Durante il soggiorno a L.A. sono riuscito a vedere una partita NBA.
Ci avevo provato a NY senza fortuna (non vi erano partite nel periodo di soggiorno) e confesso che vado fiero di una cosa:
Ho visto giocare Shaquile O’Neil live, a quei tempi star dei L.A. Lakers, nella Western arena (the Forum) di Inglewood.
Kobe Briant era ancora in panchina e lo stesso "Shaq" non era ancora famosissimo come oggi, però la stazza era già impressionante ed i punti realizzati più o meno quelli di oggi (una trentina). Assistendo alla partita ho avuto la prima conferma del grande nazionalismo che anima gli Americani:
Prima della gara tutti girati con la mano sul petto verso la bandiera americana per cantare l’inno, giocatori, allenatori, spettatori …
Ci fu pure un po’ di imbarazzo poiché fui tra i pochi che non cantarono…
Per la cronaca oggi i Lakers giocano allo Staples center, un palazzo dello sport che però ahimè, non sono riuscito a vedere:
In un viaggio successivo tentai di vedere un’altra partita dei Lakers ma, essendo gare di play off i biglietti erano esauriti ormai da tempo.
Il pensiero tipico dell’italiano è “ma ci sono i bagarini !” però, tutti mi sconsigliarono di acquistarli seppur fossero in tanti nelle vicinanze dello “Staples” , a vendere così i biglietti.
Pare che là oltre al bagarino, arrestino pure il cliente attendendo il momento dello scambio biglietti/dollari;
Così, per non rischiare, la partita me la sono vista alla sera in diretta tv dalla camera dell’hotel …
Altra cosa certo, però in tutta sicurezza.